Silvio Fagiolo e Boris Biancheri
A distanza di sole due settimane ci hanno lasciato due diplomatici di rango, miei cari amici e colleghi illustri: Silvio Fagiolo e Boris Biancheri. Personalità molto diverse, eppure accomunate da una dote non da poco, e cioè quella di essere non solo due Ambasciatori di primo piano, ma anche di possedere un profilo culturale d'eccezione. Silvio Fagiolo è stato soprattutto un fine saggista ed un acuto analista politico; Biancheri, un letterato ed uno scrittore. L'amore per la scrittura è tradizionalmente una caratteristica della diplomazia italiana, ma essa si manifesta soprattutto come memorialistica. Fagiolo e Biancheri appartengono ad una diversa categoria, perché capaci di inserirsi con autorevolezza e prestigio nella dimensione contemporanea della scrittura, del dibattito storico e politologico. La stessa categoria - per intenderci - di un Sergio Romano.
Biancheri ha svolto incarichi che lo hanno portato a divenire segretario generale della Farnesina, il ruolo più importante all’interno della struttura. Fagiolo è stato, ad un certo punto, Capo di Gabinetto, ma direi che la sua indole era quella di uno stratega politico, senza nulla togliere alle sue doti manageriali. Se dovessi semplificare, direi che la stella polare di Fagiolo è sempre stata la causa europea, quella di Biancheri la dimensione transatlantica. Silvio Fagiolo è apparso a più riprese sulla scena europea con ruoli centrali nei diversi negoziati di revisione dei Trattati, da Maastricht ad Amsterdam a Nizza. Ha concluso la sua prestigiosa carriera come Ambasciatore a Berlino, nella capitale del Paese che egli riteneva essere davvero la locomotiva dell’Europa (in quegli anni), assai più della Francia e persino contro di essa. Biancheri negli anni “americani” ha intessuto una trama di rapporti che hanno portato l’Italia a tentare di svolgere un ruolo più attivo e partecipe all’interno della scelta “atlantista” del Paese.
Al termine della carriera “ufficiale”, con il collocamento a riposo (si fa per dire) è iniziata per entrambi una nuova vita. Biancheri è stato per molti anni Presidente dell’ANSA, un ruolo nel quale si sentiva a proprio agio, e che ha interpretato non solo come un incarico direttivo e manageriale, ma anche come un’opportunità di incoraggiare la principale agenzia informativa del Paese a sviluppare maggiormente la sua “redazione esteri”. Come Presidente dell’ISPI (Istituto di studi per la politica internazionale) Biancheri ha dato un impulso decisivo alla riorganizzazione del prestigioso “think tank”, inserendo non solo nuove linee di attività (come le summer e winter schools), ma anche incoraggiando l’inserimento di nuovi temi di politica estera nell’agenda dell’Istituto (ad esempio la Turchia e l’Europa, il grande spazio asiatico “post-sovietico”). Fagiolo ha invece coronato una passione coltivata per anni, e cioè quella dello studio e dell’approfondimento tematico, accettando di “insegnare l’Europa” agli studenti della LUISS, e inserendosi recentemente anche nel progetto di formazione di quadri a livello internazionale, il Master in International Public Affairs, concentrandosi anche in questo caso sulla vicenda dell’integrazione europea.
Biancheri e Fagiolo vanno ricordati anche per un altro tratto del loro spessore culturale. Entrambi, accanto alla passione e alla competenza sulle questioni internazionali, hanno “interpretato” la funzione di Ambasciatori anche in chiave “nazionale”, vale a dire ritenendo che la loro opera potesse servire al Paese in momenti cruciali della sua collocazione in un mondo che si andava globalizzando. Una dimensione che va ricordata con riconoscenza per entrambi, nell’anno in cui si celebra il 150^ anniversario dell’unità d’Italia.
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