Islam politico o Islam "a-politico"?

E’ ancora troppo presto per dire se i cambiamenti strutturali in corso in diversi Paesi del Nordafrica e del Medio Oriente avranno positive conseguenze anche in termini di “apertura” dei rispettivi sistemi politici. E’ in ogni caso prevedibile che un numero considerevole di formazioni ed attori politici intenda accedere alla partecipazione democratica nel contesto di sistemi elettorali competitivi. E’ ipotizzabile che molteplici partiti politici di diretta ispirazione islamica non solo partecipino ai processi elettorali, ma anche che conquistino una considerevole rappresentanza parlamentare, e, in prospettiva, assumano responsabilità di governo. A questo proposito occorre sottolineare come un “Islam politico”, vale a dire incanalato nei processi istituzionali di partecipazione e rappresentanza nel contesto delle regole costituzionali, rappresenterebbe una soluzione senza dubbio migliore di un islamismo a-politico, vale a dire privo di una cultura politica pluralista e inclusiva e possibile preda di agitatori che fomentano l’integralismo e l’intolleranza. Partiti politici di ispirazione religiosa, purché organizzati in modo democratico ed incardinati nelle istituzioni rappresentative, potrebbero dunque contribuire a disinnescare potenziali tensioni interne di matrice religiosa o in senso lato culturale (ad esempio tra “laici” e osservanti). D’altra parte, le esperienze di partiti democratici di ispirazione religiosa in democrazie competitive (basti pensare all’Italia, alla Germania, alla stessa Turchia), ormai consolidate nel tempo, sono numerose e si sono rivelate fruttuose per l’intero sistema politico.