Israele e la primavera araba

Può sembrare paradossale che Israele, che per molto tempo è stata considerata l’unica democrazia in tutto il medio oriente, abbia reagito con una certa perplessità alla “primavera araba” ed alle sue implicazioni di maggior apertura democratica. Ma le profonde trasformazioni che stanno avendo luogo nella regione, ed in particolare la complessa transizione in corso in Egitto, costringono Tel Aviv a ripensare dalle fondamenta tutto il sistema di alleanze costruito faticosamente in decenni. L‘Egitto del futuro confermerà il Trattato di pace con Israele, e se si, a quali condizioni? Che ruolo assumeranno i movimenti islamisti, ed in particolare i Fratelli Musulmani, e che conseguenze ciò avrà su Hamas e la striscia di Gaza? Anche la Siria, certamente non considerata favorevolmente da Israele, è investita da profonde tensioni, che potrebbero persino rendere ancora più difficile il rapporto tra Tel Aviv e Damasco. La Giordania, che ospita centinaia di migliaia di profughi palestinesi, è un altro fronte che potrebbe aprirsi. I rapporti tra Israele e la Turchia, buoni per diversi anni, si sono raffreddati dopo l’incidente della Mavi Marmara (la nave turca che, di questi tempi nel 2010, portava aiuti a Gaza, assaltata da incursori israeliani, con diverse vittime a bordo). Insomma, strategicamente le sfide per Israele potrebbero divenire molto impegnative. D’altra parte, pensare che i mutamenti strutturali in atto lascino fuori dal gioco il nodo cruciale del Medio Oriente, e cioè l’irrisolta questione palestinese, è una pura illusione. Da parte palestinese, costatato il totale immobilismo nei negoziati bilaterali, e considerato che la politica degli insediamenti israeliani illegali prosegue inalterata, si tenta ora di giocare la carta delle Nazioni Unite. In ipotesi, una risoluzione dell’Assemblea Generale dovrebbe, in settembre, dichiarare la “nascita” dello Stato palestinese. Una mossa puramente politica, visto che, in ogni caso, sarebbero necessari negoziati diretti tra le parti perché l’auspicio si trasformi in realtà. Ma anche Israele dovrebbe rendersi conto che la paralisi politica in questo momento non paga. La storia si è rimessa in marcia in Medio Oriente, e tutti sono chiamati a indirizzarla verso esiti di pace.