2014: puntare ai negoziati, credere nelle istituzioni

Nei primi mesi del 2014 si dovrà verificare la tenuta dell’accordo concluso a Ginevra il 24 novembre 2013 sul programma nucleare iraniano, tra la diplomazia di Teheran e il gruppo “E3/EU+3” (vale a dire Francia, Gran Bretagna, Germania, Unione Europea, Stati Uniti, Russia, Cina). L’accordo prevede un “congelamento/scongelamento”: stop alle sospette attività di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran da una parte, e momentanea sospensione di alcune sanzioni imposte dalla comunità internazionale all’Iran, dall’altra. Il rispetto o la violazione di tali reciproci impegni costituirà l’elemento critico di questa fragile intesa.
Il 2014 segnerà il ritiro delle forze internazionali dall’Afghanistan, dopo ben 12 anni di campagne militari non certo risolutive; la questione della sicurezza nel Paese centro-asiatico rimane aperta, e dipenderà da vari fattori, primo tra i quali un eventuale accordo con i Talebani, dopo i tentativi già falliti in Qatar.
E’ facilmente prevedibile che il conflitto siriano continuerà a caratterizzare la politica mediorientale, con i suoi effetti regionali, che coinvolgono Iraq, Iran, Giordania, Libano, Turchia, Arabia Saudita, Qatar. Dovrebbe tenersi a Ginevra una Conferenza di pace (“Ginevra 2”), con lo scopo di mettere attorno a un tavolo tutti gli attori dell’intricato ginepraio siriano per  la formazione di un governo di transizione. Sullo sfondo, la questione israelo-palestinese, perennemente irrisolta.  
Il 2014 marcherà la tragica ricorrenza dei cento anni dall’inizio della I guerra mondiale, uno spartiacque nella storia dell’umanità, una ferita che rimase aperta sino alla II guerra mondiale, ma che pose anche le premesse per la creazione di nuove istituzioni internazionali: benché spesso inefficaci, sono certamente il segno di una pace che tenta di mettere radici nelle relazioni internazionali.  Tra queste, l’Unione Europea, che affronterà l’incognita delle elezioni per il Parlamento Europeo e il rinnovo delle principali cariche istituzionali a Bruxelles, è ancora quella più articolata: sarà messa in discussione o rilanciata su nuove basi?