Il Pianeta della Grande Occasione




Il pensoso giornalista e scrittore Ryszard Kapuścińki, giramondo con una sua personalissima ma funzionale “bussola etica”, ci ha lasciato pagine illuminanti sulla questione dell’incontro con l’altro e sul tema del dialogo.



Ogni volta che l’uomo si e’ incontrato con l’altro, ha sempre avuto davanti a se’ tre possibilita’ di scelta: fargli guerra, isolarsi dietro a un muro o stabilire un dialogo. Nel corso della storia vediamo l’uomo esitare in continuazione tra queste opzioni, scegliendo l’una o l’altra a seconda della situazione e della cultura. E’ mutevole nelle sue decisioni, non sempre si sente sicuro, non sempre sente la terra salda sotto i piedi. Quella della guerra e’ un’opzione difficilmente giustificabile: penso che ne escano tutti perdenti, poiche’ e’ una sconfitta dell’essere umano che rivela la sua incapacita’ di intendersi, di immedesimarsi nell’altro, di mostrarsi buono e intelligente. In questo caso l’incontro con l’altro si conclude sempre tragicamente nel sangue e nella morte. Nel mondo moderno l’idea che induce l’uomo a erigere grandi muraglie e a scavare profondi fossati per mantenersi isolato dagli altri e’ stata definita come la dottrina dell’apartheid. Un concetto erroneamente limitato alla sola politica del regime, oggi scomparso, dei bianchi del Sudafrica. In realta’ l’apartheid veniva gia’ praticato in tempi remoti. Semplificando, si tratta di un’ideologia secondo la quale chiunque non appartenga alla mia stessa razza, religione e cultura e’ libero di vivere come vuole, purche’ alla larga da me. La cosa, tuttavia, e’meno semplice di quanto sembri. In realta’ abbiamo a che fare con una dottrina proclamante la fondamentale ed insanabile disuguaglianza che divide il genere umano. (...) L”incontro con l’altro viene definito da Emmanuel Lévinas come un “evento”, anzi come l’”evento fondamentale”, il limite estremo dell’esperienza umana. Lévinas, come sappiamo, appartiene al gruppo dei filosofi del dialogo quali Martin Buber, Ferdinand Ebner e Gabriel Marcel (ai quali in seguito si unira’ Józef Tischner). (...) Per quanto riguarda il rapporto nei confronti dell’altro e degli altri, questi filosofi respingevano l’opzione della guerra in quanto causa di distruzione; criticavano la scelta dell’indifferenza e dell’isolamento, sostenendo invece la necessita’, anzi il dovere etico dell’apertura, dell’avvicinamento e della benevolenza.(......) Comunque sia, il mondo in cui stiamo entrando e’il Pianeta della Grande Occasione. Un’occasione non incondizionata, ma alla portata solo di coloro che prendono il proprio compito sul serio, dimostrando automaticamente di prendere sul serio se stessi. Un mondo che se, da un lato, offre molto, dall’altro chiede anche molto e dove cercare facili scorciatoie significa spesso non arrivare da nessuna parte. Vi incontreremo continuamente il nuovo altro, lentamente emergente dal caos e dalla confusione del mondo contemporaneo. Puo’ darsi che questo altro scaturisca dall’incontro tra le due opposte correnti che formano la cultura del mondo moderno: la corrente che globalizza la nostra realta’ e quella che consenva le nostre diversita’, la nostra unicita’ e irripetibilita’. Puo’ darsi che egli ne sia il frutto e l’erede. Per questo dobbiamo cercare di stabilire con lui un dialogo e un’intesa. L’esperienza di tanti anni trascorsi in mezzo agli altri di paesi lontani mi insegna che la benevolenza nei loro confronti e’ l’unico atteggiamento capace di far vibrare la corda dell’umanita’.