Israele meno a destra?

Le attese di tutti gli analisti politici di un ulteriore slittamento verso destra della politica israeliana, almeno in termini di rappresentanza parlamentare non si sono avverate. La “fusione” tra il Likud di Netanyahu e Ysrael Beiteinu (che dà voce ai settori più intransigenti della società israeliana, specie in relazione alla questione dei Palestinesi) non ha premiato “Bibi” (come viene confidenzialmente chiamato Netanyahu). E’ emerso a sorpresa un nuovo protagonista, l’ex giornalista politico Yair Lapid, creatore del partito “Futuro” (Yesh Atid). Sembra prevalere, nella società israeliana, un atteggiamento pragmatico, più orientato verso la soluzione di problemi economici e sociali che in direzione di un esacerbato nazionalismo.  La nuova fase della politica di Israele dovrà tener conto di almeno tre grandi questioni. La prima riguarda la battaglia politica vittoriosa (benché simbolica) condotta da Abu Mazen alle Nazioni Unite per il riconoscimento dello “stato” palestinese. Si tratta di capire, ora, se vi siano margini di ripresa dei colloqui, fermi ormai da tempo immemorabile, e a quali condizioni; cosa intenda fare la comunità internazionale, stante la virtuale paralisi del cosiddetto “Quartetto” (Stati Uniti, Russia, Nazioni Unite e Unione Europea); quale sia il “piano B” di Israele. La seconda questione riguarda la rielezione di Obama, un interlocutore che non ha mancato di far sentire il suo dissenso rispetto ad alcune improvvide mosse di Netanyahu riguardo specialmente agli insediamenti illegali. I Presidenti americani, nel corso del loro secondo mandato, sono più liberi di tentare soluzioni coraggiose delle crisi internazionali, specie per quanto riguarda il Medio Oriente. Che farà Obama? La terza sfida concerne la crescente preoccupazione internazionale per la questione nucleare iraniana e la tendenza sia di Teheran che di Tel Aviv di azzerare i margini negoziali.  Ci sarà spazio per una possibile trattativa?  Non sembrano esserci vere soluzioni, infatti, al di fuori di quella del negoziato.  Tutto il resto è illusione o frutto di irresponsabilità.