Diritti solo per i cristiani?

L'eventuale creazione di un "Christian Rights Watch" proposta in particolare da "Il Foglio" è non solo ontologicamente sbagliata (i diritti umani sono universali, e non caratterizzati religiosamente, altrimenti ognuno potrebbe scrivere i propri e buttare a mare la Dichiarazione Universale; tra l'altro è quello che vogliono gli Islamisti quando vorrebbero far passare il concetto di diffamazione di una religione, non riferendola ai diritti individuali) ma anche assai pericolosa politicamente, perché farebbe esattamente il gioco dei terroristi, che colpiscono i Cristiani proprio perché vedono che c'è una enorme risonanza in Occidente, mentre quando fanno saltare intere Moschee (sunnite o sciite) c'è un agghiacciante silenzio. Con queste cose non si può scherzare, o si è coerenti oppure si fomenta allegramente ed irresponsabilmente lo scontro di civiltà. E dunque, in tal caso, il terrorismo qaedista avrebbe vinto alla grande.
Altra cosa è ovviamente auspicare la compilazione di un ulteriore rapporto sulla libertà religiosa nel mondo. In questo caso ci sarebbero due problemi. Il primo di carattere pratico, perché, per evitare ripetizioni, occorrerebbe caratterizzarlo in un senso forse più specialistico rispetto a quelli che già circolano nel mondo, a cura di organismi diversi, sia in termini monografici sia come capitoli di rapporti sui diritti umani nel loro complesso. Ad esempio un aspetto poco evidenziato è la questione delle "pratiche" religiose, come la possibilità (ed ampliezza di essa) di manifestazione pubblica dei convincimenti religiosi, verificandone la coerenza con le disposizioni delle leggi interne. In secondo luogo, prima di lanciarsi in un esercizio simile, per evitare che diventi un boomerang, bisognerebbe avere i propri "conti" a posto, ad esempio sul tema della costruzione delle Moschee o dell'edificazione di Minareti, predisposizione dei luoghi di preghiera, e quant'altro.