L’Indonesia – si legge nella sintesi predisposta dagli organizzatori - è un Paese di circa 240 milioni di abitanti, di cui 190 milioni sono di religione musulmana. E’ un tentativo di coniugare democrazia, Islam e modernizzazione. E il quarto Paese al mondo per peso demografico e la terza economia dell’Asia per PIL. L’Indonesia è considerata un esempio di convivenza interetnica e interreligiosa e un modello di Islam non integralista. Cio’ si spiega storicamente con le modalità pacifiche con le quali il credo musulmano, seguendo le rotte commerciali, approdò nel Paese, dando vita ad un processo di assimilazione non coercitivo e inclusivo; la sua originalità risiede anche nella tradizione secolare dello Stato indonesiano fondato sulla dottrina della Pancasila e nel ruolo svolto dalla società civile e dalle grandi organizzazioni islamiche moderate, profondamente radicate nella società (Nahdlatul Ulama e Muhammadiyah che raccolgono, insieme, circa 70 milioni di fedeli laici) nel veicolare il senso di appartenenza all’Islam, consentendo alla religione di compiere un cammino parallelo alle istituzioni, senza sostituirsi ad esse. Unita’ nella diversita’ (Bhinneka Tunggal Ika in lingua indonesiana), e’ il motto nazionale scelto sin dai giorni dell’indipendenza dell’Indonesia dal dominio olandese. Un motto che racchiude la principale sfida combattuta dal Paese negli ultimi sessanta anni: tenere unita una miriade di isole, opporre l’unita’ alle spinte centrifughe delle componenti assetate di liberta’. Un motto che pone la potenza e la necessita’ del valore del pluralismo al centro del futuro del Paese, un pluralismo inteso come mantenimento di una tradizione di rispetto della diversita’, di ricerca di un’armonia, di capacita’ di accoglienza per il patrimonio culturale, religioso, etnico delle sue componenti.
Indonesia, unita' nella diversita'
Ho partecipato lo scorso 4 marzo alla Conferenza “Unita' nella diversita'. Il modello indonesiano per una societa' del convivere”, organizzata congiuntamente dal Ministero degli Esteri e dalla Comunita' di Sant’Egidio. E’ intervenuto anche il Ministro degli Esteri indonesiano, Wirajuda.