Diaogare con il nemico? (parte terza)

Segnalo una ricerca di un paio di anni fa, ma tuttora validissima, di Dalia Dassa Kaye, della Rand Corporation, sul tema del dialogo con il nemico, che prende in considerazione non già l'ottica politico-diplomatica o governativa, ma il cosiddetto "secondo binario" ("track two diplomacy") in chiave regionale e multilaterale. L'approccio politico non-ufficiale sta diventando, in questo difficile ambito, pieno di rischi ed incognite, una componente sempre più rilevante in un panorama internazionale in profondo mutamento, anche nel settore della sicurezza in senso lato. Ed in effetti il lavoro si concentra sulle tematiche del controllo degli armamenti e su altre misure di "sicurezza cooperativa" in Medio Oriente ed in Asia meridionale. Kaye non teme di affrontare in questo contesto anche tematiche estremamente delicate, quali ad esempio la non-proliferazione nucleare in un auspicabile quadro di sicurezza regionale, mettendo in luce il contributo che la diplomazia del secondo binario può offrire al riguardo. Questo a riprova che l'approccio del secondo binario non è di tipo vagamente "solidaristico" o residuale rispetto alla politica in termini di "potenza". Il secondo binario, in effetti, ha la potenzialità di poter far emergere idee nuove e nuove prospettive di soluzione dei conflitti che, nel corso del tempo, possono influenzare le scelte politiche "ufficiali". Nello studio in questione si mette in evidenza come l'impegno per una diplomazia di secondo binario (non mi piace la definizione, talvolta usata, di "diplomazia parallela") in Asia Meridionale e nel Medio Oriente abbia indotto i partecipanti a "pensare" il tema della sicurezza in termini più cooperativi, prospettando anche una verifica dell'impatto che le idee sorte nel corso di tale esercizio hanno avuto a livello della società in sempo ampio e se ed in che modo esse abbiano influenzato anche le scelte politiche dei governi e degli apparati ufficiali. Nel comparare le due regioni studiate, Kaye giunge alla conclusione che gli incontri riguardanti l'Asia meridionale, relativi ad esempio al Kashmir e ad altre aree problematiche, sono stati nel complesso più efficaci rispetto ai risultati riscontrati per il Medio Oriente, dove l'assenza di progressi sostanziali nei colloqui di pace ufficiali arabo-israeliani hanno negativamente influenzato anche gli approcci regionali di secondo binario. Questa constatazione sembra dunque suggerire una "complementarità" più che una sostitutività o alternatività tra la diplomazia ufficiale e la diplomazia informale (o "sociale") del secondo binario.