Diplomazia e globalizzazione: il "test" Mediterraneo
L’argomento dei cambiamenti in corso nel Mediterraneo va connesso a due trasformazioni: la prima, di natura globale, è quella della globalizzazione, con tutti i fenomeni che essa comporta; la seconda sta investendo tutte le diplomazie dei principali Paesi, non solo occidentali. In questo secondo caso, siamo dinanzi ad una trasformazione di carattere funzionale, e consiste nella riconsiderazione della “missione” della diplomazia, nella riflessione, cioè, su come le strutture e gli agenti preposti professionalmente alla politica estera debbano attrezzarsi per rispondere adeguatamente al situazioni di crisi o di mutamento politico-istituzionale, oltre che socio-economico e culturale. Un altro tema, non meno importante, riguarda le ragioni della mancata previsione, da parte di analisti e diplomatici, del “risveglio” nel mondo arabo-islamico. La domanda che è stata posta da parte dell’opinione pubblica e dagli osservatori è perché gli analisti e i diplomatici non siano stati in grado di ”anticipare” il corso degli eventi nella sponda sud del Mediterraneo. Personalmente credo che si tratti di una questione mal posta; quanto meno, essa andrebbe qualificata in altro modo, evidenziando l’inadeguatezza o incompletezza degli indicatori che vengono presi in esame quando si analizza una realtà politica internazionale. Il parametro che abbiamo utilizzato, soprattutto nel mondo euro-atlantico nei confronti del Mediterraneo, è stato spesso quello della stabilità; ora ci accorgiamo che la stabilità non necessariamente presuppone la pura e semplice continuità. Al contrario, la stabilità coincide spesso, nella complessità contemporanea, con i processi di cambiamento: potremmo parlare di instabilità creativa, per parafrasare la celebre metafora di Schumpeter sulla “distruzione creatrice”. L’altro elemento che mi sembra importante menzionare è che, in realtà, ci troviamo, più radicalmente, dinanzi alla trasformazione delle “classiche” relazioni internazionali in una vera e propria “politica mondiale”, in una world politics. In questa nuova condizione gli Stati rimangono degli attori centrali, ma non sono più gli unici, e una serie di altri protagonisti si affacciano sulla scena. Uno di essi è un attore collettivo, sono i movimenti sociali che hanno contribuito in modo determinante ad innescare buona parte delle transizioni in corso nel mondo arabo-islamico.