Il
concetto di pace che emerge dalla lettura della Evangelii Gaudium amplia e specifica la costante posizione della
Chiesa, a partire dal Concilio Vaticano II, sulla necessità di costruire una
pace “positiva”, intesa cioè non come mera assenza di violenza o come
acquiescenza rispetto a un ordine sociale ingiusto. Si tratta di un’idea di pace nota nella
politologia come “pace strutturale”; una situazione in cui vengono affrontati i
nodi ultimi delle tensioni e risolti nell’ottica di “una giustizia più perfetta
tra gli uomini”. Papa Francesco giustamente insiste nel prospettare questa
condizione di ordine giusto nei termini di una vera pace “sostenibile”; se ci
si accontenta di situazioni di squilibrio e di asimmetria, la pace sarà
“effimera” perché riservata a una “minoranza felice”; una pace senza futuro,
che conterrà in sé sempre il “seme di nuovi conflitti e di varie forme di
violenza”. C’è un costante richiamo, in
questa Esortazione apostolica, alla triade “pace, giustizia, fraternità” da
coniugare non solo nella dimensione politica interna, ma anche e soprattutto in
quella internazionale, perché “il pianeta è di tutta l’umanità e per tutta
l’umanità”. E’ interessante come Francesco prospetti “la costruzione di un
popolo in cui le differenze sia armonizzino in un progetto comune”, come un
obiettivo strategico non solo per l’edificazione della pace all’interno degli
stati ma in una prospettiva mondiale. Siamo al di là della pace tra i popoli; è piuttosto una pace nel popolo globale e plurale.