L'India e i cambiamenti mondiali
Le vicende nelle quali è recentemente venuta alla ribalta l'India devono essere inquadrate in un contesto ben più ampio di quello delle relazioni bilaterali tra Roma a New Delhi. In effetti dimentichiamo molto spesso che il mondo è cambiato, e che si affacciano ormai sulla scena globale potenze emergenti (o già "emerse") come appunto l'India, la Cina, il Brasile, il Sudafrica. Questo fenomeno ha fatto parlare di un nuovo "multipolarismo", cioè il manifestarsi di centri di potere che decretano la fine, almeno per alcuni aspetti, della lunga egemonia degli Stati Uniti dopo la caduta del muro di Berlino. Una cosa buona, si direbbe; e per molti versi questo nuovo "concerto" mondiale ha degli elementi positivi. Con qualche avvertenza, tuttavia: e cioè che il multipolarismo rischia di dar vita a nuovi motivi di frizione e di competizione tra gli Stati. Non ci sono ricette facili a portata di mano per risolvere questo nodo; o meglio, ce n'è una pronta ma difficile da realizzare. Si tratta di riportare questo dinamismo a livello di nuove potenze nell'ambito delle istituzioni internazionali, come ad esempio l'ONU. Più precisamente, occorre trasformare il multipolarismo in "multilaterismo", cioè rendere più armonioso e disciplinato il ribollire del cambiamento che si manifesta ormai a livello globale. In una parola, abbiamo bisogno di più istituzioni che regolino in modo oggettivo i rapporti tra gli stati e rendano più agevole la transizione dal vecchio al nuovo ordine. Spesso le reazioni delle potenze emergenti dinanzi alle situazioni critiche consistono nel riaffermare, in tutte le possibili occasioni, la loro sovranità rispetto ad un'indistinta "comunità internazionale". Il fatto è che le istituzioni internazionali che abbiamo non rispecchiano i cambiamenti già avvenuti nella "costituzione materiale" del mondo. Questa circostanza crea incomprensioni e la tentazione del "fai da te". Abbiamo istituzioni incomplete, asimmetriche, non pienamente rappresentative, d'accordo; ma per ora sono le uniche che abbiamo. Tentiamo certamente di riformarle, ma teniamocele strette. Le due guerre mondiali del XX secolo ci dicono che quando le istituzioni internazionali cedono o sono deboli c'è il rischio che sia tutto un sistema internazionale a franare. In fondo, nella politica internazionale vale per tutti, per le potenze "antiche" come per quelle nuove, una buona regola: preferire sempre al diritto del più forte la forza del diritto.