Gli scudi umani e la filosofia (parte seconda)

C'e' una differenza fondamentale tra la situazione degli "scudi umani" e quella delle "vittime collaterali". Queste utime sono, a conti fatti, il tragico risultato di un mancata (consapevole) considerazione del "principio di precauzione" applicato alle operazioni belliche. L'azione militare, condotta ad esempio in un'area densamente popolata, puo' causare vittime civili, anche se esse non sono ovviamente un obiettivo diretto che si intenda colpire deliberatamente. Benche' la questione delle vittime collaterali non sfugga, anch'essa, ad una valutazione etica fortemente negativa, in quanto fondata su un approccio irresponsabile ed ipocrita degli effetti di un'operazione militare, e pertanto implicante un'accettazione preventiva di un margine di rischio per i non belligeranti eccessivamente elevato e moralmente inaccettabile, la situazione degli "scudi umani" e' assai piu' grave. In tal caso, infatti, le vittime civili sono fatte oggetto diretto di azioni offensive deliberate, sulla base di un ragionamento "cinico" che addossa a quanti usano i civili a questo scopo aberrante (e agli stessi "scudi umani", laddove "consenzienti") la responsabilita' etica della loro soppressione. Si verifica, in altre parole, un processo di traslazione della colpa dai carnefici alle vittime. Se coloro che fanno ricorso agli scudi umani "forzati" dimostrano senza alcun dubbio il piu' bieco disprezzo della vita umana, altrettanto - se non peggio - fanno quanti decidono, sulla base di una valutazione "economica" costi/benefici, che essi possono essere colpiti senza soverchie questioni di coscienza, benche' si abbia piena coscienza della loro condizione e, in particolare, della loro assoluta inermita'.